La risk governance sta assumendo un ruolo primario all'interno delle organizzazioni di business, degli istituti finanziari e degli enti pubblici. Sono tre le ragioni alla base di un cambiamento che è prima di ogni altra cosa culturale. Da una parte, la consapevolezza maturata durante l'emergenza pandemica, che ha fatto toccare con mano il modo in cui una corretta gestione dei rischi operativi aiuti a superare, attraverso la pianificazione, anche scenari di crisi estremamente sfidanti. Dall'altra, la sempre maggiore diffusione delle tecnologie digitali, che hanno reso più agevole il coinvolgimento di profili aziendali non specialistici nell'ambito del risk management, condizione essenziale per dare vita a mappe di rischio estese e accurate. Profondamente correlato al tema della digitalizzazione, c'è poi la crescita esponenziale dei cyber attacchi, che negli ultimi hanno innalzato la soglia d'attenzione delle imprese rispetto alle conseguenze degli incidenti informatici.
In un'epoca in cui i sistemi informativi sono essenziali per la business continuity, del resto, non è più sufficiente correre ai ripari quando il danno è fatto: è necessario soppesare le probabilità con cui una minaccia può avverarsi e prevenirla, muovendosi d'anticipo e affrontando con decisione qualsiasi fattore, endogeno o esogeno che sia, possa favorirne l'insorgere.
Come molte organizzazioni avranno già compreso, però, garantire che i processi di analisi, comprensione e mitigazione delle minacce siano sempre al passo coi tempi è tutt'altro che semplice: la mappa dei rischi muta man mano che cambia lo scenario attorno intorno all'impresa, ma anche in funzione dell'evoluzione stessa del business e dei processi operativi su cui si innesta.
Migliorare la risk governance implica dunque uno sforzo continuo, e una sempre maggiore convergenza di tutte le divisioni aziendali, che devono mettere a fattor comune esigenze, obiettivi e soprattutto insight accurati sugli effetti che ciascun team ha sperimentato in seguito al verificarsi di eventi interni ed esterni alla sfera professionale. Solo una sistematica attività di raccolta ed elaborazione dei dati provenienti da ciascuno di questi fronti consentirà al risk manager di sviluppare una visuale ampia e profonda rispetto ai rischi e alle opportunità che si trovano lungo il percorso evolutivo dell'organizzazione.
Passando dalla teoria alla pratica, questo vuol dire sostanzialmente ridefinire la catena di responsabilità rispetto ai processi operativi, standardizzare i formati per la raccolta degli input e fare leva su una piattaforma unificata, espressamente dedicata alla risk governance. Occorre in altre parole una soluzione che offra al risk manager e agli owner dei processi operativi un'interfaccia semplificata durante le fasi di assessment, ma che allo stesso tempo garantisca durante il processo di elaborazione capacità analitiche avanzate, indispensabili per evidenziare le correlazioni tra i dati che sostanziano i rapporti di forza tra eventi potenzialmente avversi e possibili effetti per il business.
Naturalmente, più numerosi sono i record con dati storicizzati e le serie statistiche che ha in pancia il sistema, maggiore sarà la sua precisione nel delineare l'entità delle minacce, le probabili conseguenze per i processi operativi e le azioni da intraprendere per mitigare i rischi e correggere le vulnerabilità.
Fondamentale però è anche la capacità della soluzione di integrare dataset preconfigurati e di attingere a nuove fonti di dati in tempo reale, o quasi. Come detto, infatti, gli scenari mutano a ritmi sempre più frenetici, e i modelli business si evolvono con rapidità, ibridandosi, per soddisfare i clienti con esperienze sempre più improntate alla logica omnicanale. Tutto ciò espone le aziende a situazioni spesso inesplorate, e per questo dense di rischi non ancora catalogati. La parola d'ordine per una risk governance efficace, dunque, è agilità.
Topic: Risk Governance